Salgo con passo regolare, pietra dopo pietra, avendo accanto un’immane muraglia calcarea. Passo dopo passo, pietra dopo pietra, la distanza dalla valle aumenta e il mio sguardo coglie una dimensione gradualmente più profonda, fatta dell’immensità del mare e di un arco di costa su cui si affacciano le quinte dell’Appennino meridionale dal Sirino all’Orsomarso alla Catena Costiera con l’inconfondibile sagoma piramidale del Monte Cocuzzo. In poco più di un’ora guadagniamo oltre quattrocento metri di quota e una bassa lecceta ci introduce sul primo di una serie di costoni scabri e desolati. Non sono solo. Quaranta e più paia di gambe avanzano in modo armonico disegnando una fila di colori sullo sfasciume di rocce e pietre punteggiato da ciuffi d’erba. La pendenza a tratti si addolcisce, le curve di livello si distanziano. Nella storia personale di molti camminatori appassionati di montagna, e io tra questi, vi sono fasi in cui si predilige il cammino solitario o in compagnia di pochi compagni d’avventura. Fasi dettate da varie motivazioni ma utili in definitiva per apprezzare il cammino in gruppi ben più numerosi. E così, inevitabilmente, mi ritrovo a pensare alla forza di un gruppo. Il mio gruppo avanza senza incertezze e sfilacciamenti, nessuno distanzia i compagni, nessuno rimane indietro. E’ come se le energie dei singoli fluissero nella moltitudine ridistribuendosi, rendendo non percepibile il vigore degli uni e il fiatone di altri. Il cammino è impegnativo e lungo, su un fondo costantemente sconnesso, ma il gruppo riassorbe le difficoltà e le reinveste in determinazione. Dopo un paio di erte appaiono il cumulo di pietre e il libro di vetta, il punto più alto del monte Bulgheria è raggiunto. Il gruppo porta allegria su una landa desolata, incurante del cielo sempre più grigio e della promessa di pioggia. A breve distanza, sullo sfondo di un paio di balze di roccia si disegnano le forme di un rifugio. E da lì di nuovo in fila, sulla via del ritorno, con il rumore dei ciottoli smossi dagli scarponi a fare compagnia al gruppo. Un gruppo fisicamente definito, visibile, fatto di volti e voci. Nulla di più lontano dagli pseudogruppi fatti di bit assemblati in scatole digitali chiamate chat, social. Il vuoto che alimenta solitudini. A cui si contrappone davanti ai miei occhi il pieno di persone che hanno trovato nel cammino in montagna comunanza di interessi. E che lasceranno l’una all’altra messaggi concreti e persino qualche piccolo dono, certamente utile nei tempi che verranno. “Il camminare è essenziale all’uomo. L’andare per montagne e sentieri ne è l’ultima restante riprova…la lentezza del cammino ti porterà lontano, a incontrare luoghi, persone, dimensioni, idee cha mai saresti riuscito ad avvicinare…” Francesco Tomatis, Filosofia della Montagna, Bompiani, 2005.

Monte Bulgheria, 30 Aprile 2023.

Piergiorgio Iannaccaro

Foto del socio Claudio Pileggi