20
OTT
2021

Al Cippo Grandinetti dalla direttissima Dolcedorme – Parco Nazionale del Pollino

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Sembra iniziare in modo sfavorevole la giornata. L’autobus che doveva lasciarci a Valle Piana, punto di inizio escursione, ha difficoltà a condurci fino a lì. Dobbiamo decidere se rinunciare alla direttissima e raggiungere il Cippo Grandinetti da Colle dell’Impiso, oppure iniziare la scalata da Conca del Re. Ma noi siamo camminatori, cosa vuoi che siano 3,3 km in più! Affiliamo gli scarponi, zaino in spalla e si parte. Su strada asfaltata passiamo alcune casette con finestre e porte serrate, gli abitanti ancora dormono. Una panda bianca si avvicina al gruppo, la signora alla guida è irritata perché blocchiamo la strada. Le facciamo spazio sorridendo. Si continua a passo spedito passando da un canile. La signora con la panda si è fermata qui. Dall’auto estrae bustoni con cibo…andava di fretta perché i cani erano affamati. Vabbè, la perdoniamo! Raggiungiamo Valle Piana dopo aver attraversato il sottopasso dell’A2 e continuiamo sulla radura pietrosa che attraversa la valle dove due cani bianchi ci seguono. Bianca e Bernie, ci faranno compagnia per tutto il cammino. Davanti a noi la visuale coperta dalla nebbia del Dolcedorme, il cui nome forse è dovuto al profilo della cresta che sembra un viso dormiente. Imbocchiamo il sentiero in salita che serpeggia la pendice boscosa sino a una selletta e procediamo lungo il ripido costone principale. È una scalata continua tra la nebbia che non ci lascerà mai, i pini neri nella parte bassa e i pini loricati più in alto. Siamo sulla cresta detta “dei Loricati”, Il versante di destra, quello rivolto a sud, quasi tutto verticale, tappezzato di maestosi “Pini Loricati” le cui grandiose radici si intersecano con le rocce sottostanti. Il nome “loricato” lo si deve alla corteccia che negli esemplari ultra centenari ricorda la corazza dei guerrieri romani (la lorica) o la pelle di giganteschi rettili. È una specie dalle grandi capacità di adattamento, l’unico albero che riesce a vivere sull’Appennino al di sopra della quota di faggeta. Intanto i passaggi su rupi e roccette diventano sempre più difficoltosi, bisogna aiutarsi con le mani aggrappandosi alla pietra e ai pini loricati. Che emozione trovarsi davanti a questi fossili viventi e abbracciarli. La fitta nebbia copre il colpo d’occhio che doveva essere verso le vette del massiccio, i paesi sottostanti e la catena costiera, ma rende suggestivo tutto ciò che ci circonda. Nascosti nella nebbia, i pini loricati diventano personaggi fantasiosi. I loro rami braccia di elfi e fate. Raggiunto il campo base, ci fermiamo per la pausa colazione, il momento tanto atteso dai cani escursionisti che ci hanno seguito fin quassù. La tavola è aperta anche per loro. Si sale ancora di un centinaio di metri di quota e deviamo a sinistra verso il Cippo Grandinetti, che raggiungiamo dopo aver superato altri pini loricati dalla forma contorta e arcuata. Il Cippo Grandinetti è un luogo triste per gli amici del Cai Catanzaro, qui Leone Grandinetti nel 1994 ha lasciato la vita terrena mentre era in scalata. Sull’enorme scheletro di un pino loricato si trova una targa che ricorda lo sfortunato escursionista. Una preghiera per ricordarlo e proseguimento per Timpone Valle Piana. Rinunciamo alla vetta per la via dell’imbuto, la nebbia e i sassi umidi potrebbero essere fatali per il gruppo. Il tetto della Calabria può attendere. Raggiunto Timpone Valle Piana affrontiamo l’ultima erta salita tra la neve caduta nei giorni scorsi. Siamo ai piedi della vetta, a 2200 m di quota, dove cavalli spensierati cavalcano l’ampia vallata. Il silenzio è irreale, un’emozione unica. Qui “dove osano le aquile” si rimane sospesi tra cielo e terra! Anche se oggi siamo stati tra nebbia e neve! Il rientro sarà passo Malvento, piani di Pollino e Vacquarro, tra ampi panorami autunnali che ogni tanto fanno capolino nelle nebbie. Ai piani di Vacquarro, il cui nome dovrebbe derivare da mandriano, un colorato tramonto saluta il nostro cammino.
E gli amici Bianca e Bernie? Ci hanno fatto compagnia fino alla fine. Volevamo portarli con noi e accompagnarli nei loro luoghi. Non hanno accettato il passaggio. Alla prossima allora, tra le montagne.
Per i curiosi alcuni numeri della scalata. Partendo un pò prima di Conca del Re: 1963 m di dislivello, tratti di pendenza di circa 55°, oltre 18,5 km di cammino in 10 ore.
Marco Garcea – Accompagnatore Sezionale Escursionismo 

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